domenica 20 settembre 2009

À L'Intérieur (À L'Intérieur) di Alexandre Bustillo e Julien Maury(2007)


"Voi scendete, scendete, miserevoli vittime
scendete per la strada dell'infinito inferno!
Colate in fondo all'abisso, dove tutti i crimini,
flagellati da un vento che non viene dall'etere,
ribollono alla rinfusa con un rombo d'uragano.
Correte al fine ultimo dei vostri desideri,
folli ombre; mai potrete la vostra rabbia placare
e nascerà il castigo dai vostri stessi piaceri."
(Donne Dannate, Charles Baudelaire)


Quanta empietà visiva verso il femminino in questo capolavoro horror, contro la sua iconografia depositaria della vita, dell'amore. Qui dentro, À L'Intérieur, si devasta qualsiasi caposaldo etico e si lavora quasi esclusivamente di rappresentazione. E che messa in scena! Molte inquadrature fisse in campo medio esasperano la violenza invece che diluirla, al contrario di un montaggio frenetico di primi piani così abusato nel genere (che vorrebbe suggerire un effetto che, invece, regolarmente dilegua e annacqua). 
Tutto il film pulsa di riprese geometriche e misurate, concentrate sull'orrore, fortificate da un devastante commento sonoro, essenziale e affilato come le forbici protagoniste del film. 
Questa innovativa scelta autoriale e registica compenetra una sceneggiatura semplice, quasi da atto unico, da vecchia scuola horror americana (Carpenter, Raimi, Craven) regalandoci un risultato unico e sovversivo. Un film potentissimo, una macchina da guerra irrequieta e invasiva: per stomaco, cuore e nervi d'acciaio. 
Due eccezionali interpreti: una Beatrice Dalle sulfurea, come fosse una Diamanda Galas satanica e scellerata, e una Alysson Paradis (la sorellina di Vanessa) stanca, sofferente, perfetta nella parte della piccola madonnina del travaglio.


Quello di Alexandre Bustillo e Julien Maury è l'incubo più bello che abbia visto negli ultimi anni, definirlo un film di genere è decisamente riduttivo. Come in "Frontière(s)" (Frontiers - Ai confini dell'inferno) di Xavier Gens e nel molto bello "Haute tension" (Alta tensione) di Alexandre Aja, le donne sono protagoniste assolute. Nel film di Bustillo e in quello di Gens difendono la loro maternità, in quello di Aja la loro libertà sessuale. I primi due riflettono prepotentemente anche sui disordini sociali e razziali delle banlieue parigine e non passa inosservata nel film della coppia Bustillo-Maury, la scena del poliziotto che trascina, ammanettato al polso, un giovane franco-algerino dentro la casa degli orrori. Un Giano bifronte che sancisce il fallimento di un'impresa, la dis-integrazione? La vecchia generazione che non accetta di essere sostituita?
Ma anche senza volerci vedere troppe cose dentro, questa pellicola rimane il perfetto simulacro della claustrofobia: À L'Intérieur del ventre, della casa, della società e del dolore.


Luca Tanchis

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